2^ Parte - Più la nostra ricerca andava avanti, più ci scoprivamo consapevoli della straordinarietà della Sua vita. Ciò nonostante, dentro di noi sapevamo che il “possibile tradimento nazista”, quello non saremmo mai riusciti a contestualizzarlo e perdonarlo.
Dovevamo metterci il cuore in Pace.
Anche a rischio di apparire contraddittori nei confronti dei nostri lettori, per noi due Aristide Junior e Antonio era questa la questione delle questioni, agli Storici avremmo volentieri lasciato il compito di dipanare ulteriormente il resto della matassa.
L’esperienza della ricerca ci aveva convinto che solo a Londra avremmo trovato le risposte che cercavamo, e precisamente al Kew Garden, dove erano state pescate le “informative” che avevano aperto il baratro sotto i nostri piedi.
Era li che andavano cercate le risposte definitive.
Con Antonio ed il suo figliolo Massimiliano, tornammo a parlarne una sera con davanti le carte degli ultimi sviluppi. Passata l'emergenza Covid, al Kew Garden di Londra gli Archivi sarebbero tornati disponibili al pubblico nel giro di qualche settimana, se volevamo accedervi dovevamo muoverci per tempo, la coda dei ricercatori fermi da quasi due anni era presumibilmente lunga.
Sapevamo che un amico di famiglia, Roberto Rabbia, era impegnato in un Dottorato di Ricerca in Storia proprio a Londra. A suo tempo gli avevamo parlato del Progetto, lui ne aveva mostrato interesse e si era offerto di dare una mano ove la sua esperienza fosse risultata utile via via che il progetto fosse andato avanti.
Contattammo immediatamente Rabbia e questi si dichiarò felicissimo di aiutarci con le ricerche a Londra. Ci chiese, e così in breve gli facemmo pervenire, una distinta di sintesi con le specifiche della sezione degli archivi dedicati alla seconda Guerra Mondiale, della campagna d’Italia e dell’attività della AMG – Alliance Military Government. Se Aristide aveva tradito, i Servizi Inglesi che intercettavano come nessuno altro le comunicazioni sensibili naziste lo avrebbero saputo e registrato nei propri Archivi.
Ovviamente, intanto, dovevamo recuperare i Testi integrali ed in copia Originale delle famose intercettazioni dei Cablogrammi di Kappler, la documentazione repertata da Cereghino all’origine della prima tremenda telefonata di Casarrubea nel lontano 2005.
Non fu semplice per Rabbia fissare un appuntamento con il Kew Garden all’indomani della riapertura al pubblico dopo la lunga pausa Covid, ma alla fine ottenemmo la prenotazione per l’accesso e consultazione per il 29 Settembre.
Ovviamente, si decise che ad entrare al Kew Garden per accedere alla Sezione Hw 19/237 anno 1943 – Volume dal 5001 al 6500 – Messaggi delle SS circa il Collasso del Governo Fascista in Italia nel 1943 - saremmo stati io e Antonio, insieme, e nessun altro. Prenotammo l’areo e fissammo una stanza doppia in un B&B nei pressi della Sede agli Archivi Nazionali al Kew Garden di Londra, tra i Giardini Botanici Reali e Grove Park, sul lungo Tamigi.
Trascorremmo le due settimane che ci separavano da questo cruciale appuntamento quasi in trance. Ci incontravamo per meglio dettagliare le Sezioni di Archivio che avremmo dovuto e voluto indagare, facilitati dalla completa digitalizzazione del Catalogo d’Archivio a partire ovviamente, dai registri che contenevano le intercettazioni dei Cablogrammi repertati da Cereghino a suo tempo. Scambiavamo poche e vuote battute, compilavamo e ricompilavamo le distinte dei Dossier a cui accedere ma, in cuor nostro sapevamo bene cosa davvero ci interessava. Ma sapevamo, soprattutto, che eravamo alla resa dei conti finale, c’era quell’ultimo tassello da calare nel cuore del Puzzle che magari mancava di completezza nelle sue parti più periferiche, ma che come quadro d’insieme ci aveva già restituito un’immagine compiuta.
Arrivammo a Londra, all’aeroporto di Heathrow in una soleggiata magnifica e fresca mattina di primo autunno. Prendemmo un taxi per raggiungere e prendere possesso del nostro B&B. Chissà quante volte Aristide aveva calcato quelle strade una settantina d’anni prima, sicuramente quella era stata una delle parentesi più appaganti, sia dal punto di vista professionale che personale, adesso c’eravamo anche noi che eravamo super emozionati proprio sulle sue tracce. Il resto della giornata trascorse placidamente, al mattino dopo di buon ora ci presentammo agli Archivi, disbrigate le procedure di registrazione ed accredito, accedemmo alle sale Studio.
Sapevamo che, dei cablogrammi intercettati, gli operatori Inglesi che ascoltavano/intercettavano le trasmissioni redigevano report che, debitamente dattiloscritti, venivano inseriti in raccoglitori del tipo a Registro. Impossibile da fotocopiare o li fotografavi o ne trascrivevi il contenuto.
Cereghino a suo tempo, operando a “strascico” su un gran numero di documenti, aveva prodotto direttamente trascrizioni in italiano, peraltro, stralciando le parti che gli risultavano più significative di ogni singola intercettazione, come era avvenuto per Aristide.
Quest’ultimo metodo, se da un lato ti dava la possibilità di disporre di un gran numero di documenti già tradotti e pronti all’uso, dall’altro ti esponeva al rischio di perdita di pezzi all’apparenza insignificanti che, proprio quando ci sono di mezzo Informative o Report d’intercettazioni può risultare decisivo, al punto di cambiare completamente il senso dell’intercettazione. Era possibile che fosse successo anche per nel caso del Forca? Lo avremmo capito a minuti.
Finalmente il momento era arrivato, il Raccoglitore era lì sulla scrivania da lavoro a nostra disposizione. Ci fu un attimo d’incertezza, forse nella mente di entrambi per un attimo, ma solo per un attimo, si affacciò anche l’ipotesi di rinunciare, forse la scelta più confortevole. Fu solo un attimo, più che altro si trattava di prolungare il piacere del rilascio dell’adrenalina tipico dei momenti di vera tensione, quando tutti i muscoli delle braccia, delle gambe ma soprattutto della testa si eccitano pronti a scattare. Con un leggero gesto della mano invitai Tony ad aprire il Raccoglitore. Fu semplice recuperare i messaggi intercettati, erano tutti riposti in ordine cronologico.
I Cablogrammi erano 3, il primo del 22 agosto e gli altri due entrambi del giorno successivo, il 23 agosto 1943, siamo a due settimane esatte dalla firma dell’Armistizio dell’8 settembre, 9 giorni prima del suo arresto del 2 settembre 43’.
Nella prima, Kappler da conto al Comando di Berlino dell’opportunità creata dall’Agente 75/9 d’ingaggiare Tabasso che, emarginato dai Servizi della Marina Italiana cui appartiene, potrebbe mettere a disposizione un’intera Rete Spionistica in Africa Orientale in territori occupati dagli Inglesi e, con essa una Radio Trasmittente ignota agli Inglesi “La Teresina”. Kappler prosegue, e questa parte era sfuggita alla trascrizione che aveva riportato Cereghino e che aveva ispirato la telefonata di Casarrubea, che Tabasso pone una condizione operativa ovvero quella di essere paracadutato nei pressi dell’aeroporto di UGARO, ad Agordat in Eritrea, per raggiungere la base segreta da dove avrebbe organizzato le trasmissioni Radio. Chiude il cablogramma chiedendo l’autorizzazione a spedire Tabasso a Berlino per l’ingaggio.
Nel secondo, delle 9.04 del mattino successivo vi è la risposta da Berlino di Hoettel. Questi conferma che l’ingaggio di Tabasso è di grande interesse per loro ma dubita della genuinità dell’operazione, invita Kappler a considerare l’ipotesi che possa essere stata ispirata dagli Inglesi. Infine, conferma a Kappler che egli ha comunque già i poteri per chiudere l’operazione d’ingaggio.
Nel terzo ed ultimo cablogramma, delle 15.23 sempre del 23 agosto, Kappler risponde a Hoettel e lo rassicura, sia rispetto alla qualità del contatto iniziale, ovvero il fantomatico Agente 75/9 e che inoltre, a scanso di equivoci, egli stesso ha voluto verificare direttamente la disponibilità dell’interlocutore. A conferma della genuinità dell’operazione Kappler evidenzia proprio la volontà di Tabasso ad essere paracadutato in Eritrea per organizzare l’attività.
Era chiaro, quindi, che Kappler aveva incontrato Aristide direttamente, ragionevolmente nelle ore o al massimo nelle giornate precedenti. Questo significava come Aristide fosse a Roma anche in quelle giornate, mentre nella ricostruzione operata su “Onda 31 Roma non Risponde”, Aristide viene fatto rientrare a Roma, dopo una lunga assenza, il giorno prima dell’arresto avvenuto il 2 settembre.
Se Aristide era a Roma nei giorni precedenti, questa sua presenza certamente non era sfuggita al controspionaggio che Maugeri gli aveva attaccato alle costole e confermava come il suo arresto fosse stato operato da quest’ultimi, magari allertati dalle pericolose frequentazioni del Forca o magari su segnalazione degli stessi Inglesi che intanto intercettavano le comunicazioni di Kappler e quindi, indirettamente, l’attività di Aristide.
Ma al di la delle dinamiche che avevano portato al suo arresto, più ancora il testo integrale delle intercettazioni faceva emergere chiaramente la strategia di Aristide, il Forca aveva venduto ai Tedeschi una “Patacca”.
Ci guardammo negli occhi e ci abbracciammo, l’incubo era finito.
Ma facciamo un passo indietro per consentire anche al lettore di condividere le ragioni della nostra soddisfazione.
Aristide al rientro in Italia nel Gennaio del 43’, a conclusione della sua Missione Africana, aveva portato con se in Italia un cifrario per le comunicazioni con quella che chiameremo Radio 1).
Altresì, Aristide aveva con se un secondo cifrario, noto agli Inglesi, condizione che gli italiani avrebbero finto di ignorare e quindi poterlo utilizzare in termini di disinformazione, che chiameremo Radio 2).
Ma più ancora , Aristide aveva un terzo cifrario con se, battezzato Radio Teresina, il cifrario segreto che solo lui ed Aloisi conoscevano e che sarebbe servito al Comando Italiano per comunicare in tutta sicurezza con la Ghenga Aloisi. Una vera Beffa per gli Inglesi che, inconsapevolmente, avevano aiutato e coperto Tabasso durante il viaggio di trasferimento in Italia.
Bene, arrivato a Roma Aristide aveva consegnato tutta Documentazione in suo possesso ed i Cifrari al Comando dei Servizi di Supermarina ovvero a Maugeri, salvo di lì a breve constatare che non vi era alcuna intenzione da parte del Comando di utilizzare a fini militari l’attività d’intelligence prodotta a rischio della vita della Ghenga Alosi, ne tanto meno di avviare un canale riservato per trattare con gli Inglesi. Aristide ignorava che mentre lui spendeva 40 giorni per compiere il periplo dell’Africa, i giochi tra gli Alleati per lo sbarco in Italia si fossero già chiusi a Casablanca, e tra questi ultimi e la Monarchia Italiana con l’accordo segreto che porterà all’Armistizio dell’8 settembre. Messo difronte a questo nuovo, e per lui incomprensibile stato della cose, chiede, più ancora insiste con veemenza, di poter rientrare in Africa per mettere in sicurezza la Ghenga Aloisi. Non solo Maugeri si rifiuta, ma dopo aver inutilmente provato a zittirlo offrendogli un assegno a cifra libera, quale ricompensa per i suoi servigi, di li a poco, lo fa collocare a disposizione del S.I.M. il controspionaggio, che rappresentava solo un modo per tenerlo sotto controllo.
Aristide, in quelle convulse giornate, pensa piuttosto a quello che in molti poi definiranno, a torto o a ragione, il tradimento ordito da Maugeri. Ignora che quella di Maugeri è una strategia di accompagnamento alle intese che porteranno di lì a pochi mesi alla firma dell’Armistizio.
Quando il banco sta per saltare, dopo la destituzione del Governo Mussolini del 25 Luglio, Aristide che ha più che mai una sola grande preoccupazione, rientrare con qualsiasi mezzo in Eritrea per allertare i suoi che rischiano la Corte Marziale Inglese, con i quali non riesce a comunicare ovviamente e dei quali non ha notizie, gioca l’azzardo.
Nasconde Franco, un sempre più disorientato ragazzino di 13 anni, presso una famiglia di un’amica a Monteleone Sabina e tenta una mossa disperata, rivolgersi agli unici interlocutori che possono aiutarlo a compiere la Missione a ritroso, per tornare in Africa dai suoi, i Tedeschi.
Contatta l’Agente 75/9 attraverso canali che un uomo d’intelligence come lui sa sempre come aprire e si offre ai Tedeschi, ma in realtà quella che offre ai Tedeschi è una Patacca, perché tradimento o meno che fosse quello di Maugeri, questi è in possesso di tutti e tre i cifrari, quindi quello che Tabasso vende a Kappler è la Teresina, sempre di un cifrario bruciato si sarebbe trattato. La disponibilità della Rete senza un cifrario realmente Segreto agli Inglesi sarebbe stata inutile e priva di Valore, questo Kappler non lo può sapere come emerge dal testo completo delle stesse intercettazioni. Ma a Kappler, così come al Comando a Berlino, che in quelle giornate sta lavorando alla stesura della cosiddetta Rete Invasione, una rete d’intelligence da stendere nell’Italia di prossima occupazione Alleata, averne un’altrettanta rete d’Intelligence già strutturata, pronta ed efficiente, nel fianco degli Inglesi in Africa Orientale deve essere sembrata un’opportunità straordinaria.
Era assolutamente ragionevole ritenere che il Forca, con le spalle al muro e senza alternative, nei rapporti con i Tedeschi di Kappler, avesse giocato una partita da temerario, tanto rischiosa dal decidere di separarsi per tempo dal giovanissimo Franco, quanto disperata. Ma era stata un’operazione trasparente, non c’era certamente stato tradimento, e tanto bastava.
In ogni caso ad arrestare Aristide fu il Controspionaggio Italiano, il Colonello Talamo, un Ufficiale di alto profilo che resterà vittima qualche mese dopo dell’ Eccidio delle Fosse Ardeatine. Talamo raggiungerà Aristide in Carcere il 3 Settembre per rassicurarlo che il suo è stato un arresto fatto nel proprio interesse, per evitargli pericoli maggiori, sembra sincero ma Aristide ovviamente ne dubita sul momento, e ne avrebbe sempre dubitato. Certo l’8 settembre anche il Carcere di Regina Coeli passerà sotto il controllo tedesco e per Aristide, ormai privo d’interesse immediato per Kappler, comincerà un periodo di grande prostrazione.
Eravamo così giunti all’epilogo della nostra avventura, per me e Tony iniziata vent’anni prima, in tempi e circostanze diverse, ma comune per il peso dei Dubbi che avevamo dovuto portarci dietro. Per i silenzi con noi stessi, tra di noi, e con nostro Papà al quale certo avevamo risparmiato tanto dolore ma, anche forse tanta emozione se solo avesse potuto condividerne la storia più segreta con noi. O forse no, lui aveva avuto la fortuna di vivergli accanto per tanti anni, anni meravigliosamente avventurosi, quelli che qualunque figlio vorrebbe vivere insieme al proprio padre e quindi, non aveva avvertito l’esigenza di “aprire i cassetti chiusi”. Anni che invece noi, suoi Nipoti, avevamo dovuto ricostruire con tanto impegno per tenere viva ed appagare la sete del Mito. Dapprima, da adolescenti, a tanto aveva pensato la “narrazione paterna”, poi con la maturità e l’affacciarsi del Dubbio ci eravamo dovuti assumere in prima persona la responsabilità della ricerca della verità. Adesso che lo conoscevamo meglio, adesso che conoscevamo meglio la sua vita, con le luci e le ombre, come sono le vite degli Uomini Veri, quanto ci sarebbe mancato ancor di più.
In ogni caso, era comunque stata la sua vita, quella che aveva scelto per se stesso, un uomo davvero libero, questo era poco ma sicuro. Anche con la maschera del “Forca”, per noi sarebbe per sempre rimasto “Tidino”.
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