1^ Parte - Herbert Kappler, nell’Agosto del ’43, ormai certo che di li a breve l’Italia si sarebbe sfilata dal Patto NaziFascista, sta organizzando la c.d. “Rete Invasione”. Una Rete Spie e Collaborazioni che, nei territori che dovranno essere abbandonati per effetto della ritirata verso confini difendibili, si occupi di Intelligence e Sabotaggi.
La presunta offerta del Forca della Rete Italiana operante nel Corno d’Africa, svelataci dal lavoro di ricostruzione storica di Casarrubea & Cereghino, sembrava arrivare a puntino.
Era quindi prioritario, per noi, ricostruire “cosa” Aristide stesse offrendo a Kappler, dovevamo riportare la ricerca al periodo Africano.
La Missione di Aristide in AOI era durata 7 anni, dal 1935 al 1942, risultando talmente intensa da costituire, pressoché da sola, la trama di un Libro, progetto che in effetti si era concretizzato per iniziativa del figlio Franco, “Su Onda 31 Roma non risponde”. La narrazione di Papà Franco ci forniva a riguardo un quadro dettagliatissimo.
Nei mesi precedenti la partenza da Massaua per il suo viaggio di rientro verso l’Italia, Aristide aveva alacremente lavorato alla preparazione della Missione che la Ghenga Aloisi - dal nome del suo Comandante in Africa, il Capitano di Vascello Paolo Aloisi già brillantissimo Ufficiale di SuperMarina - aveva ideato e strutturato.
Il loro era un gruppo di “patrioti veri”, come si autocelebravano con l’enfasi retorica dell’epoca, militari essenzialmente ma anche civili che in Africa orientale, dopo la caduta dell’Impero nel 42’, in pieno territorio Coloniale Italiano Occupato dagli Inglesi, aveva riorganizzato una rete di Intelligence mettendo insieme spezzoni di Agenti sbandati del Controspionaggio, essenzialmente Carabinieri, Agenti dell’Esercito e della Marina, Rappresentanti delle Istituzioni amministrative locali.
Gli Inglesi, attraverso l’Intelligence Service, li conosceva e controllava, o almeno così credeva, atteso che la “Ghenga” conosceva meglio e da più tempo il territorio, aveva le sue di Spie anche tra gli Indigeni, nascondigli e complicità in ogni dove.
Gli Inglesi occupanti stanno già guardando avanti, al dopo Guerra che sentono vicina, e preoccupati di perdere la supremazia mediterranea nei confronti degli Alleati USA, intendono offrire a Mussolini una pace separata. Il Maggiore Reich a capo dell’Intelligence Service nei Territori Occupati, attraverso alcuni “intermediari” acconsente a che sia affidata a Tabasso la Missione di portare a Roma i codici segreti di un sistema Radio appositamente ideato d’intesa con gli stessi Inglesi.
Nel quadro di un raffinatissimo gioco di spionaggio e controspionaggio, la Ghenga Alosi mette in piedi una Rappresentazione degna degli Award Cinematografici a Stelle&Strisce, una Missione che prevedeva la strutturazione di un sistema di comunicazione riservato tra Roma e Massaua per preparare e favorire un’offerta di Armistizio e Pace separata da parte degli Inglesi, in realtà “Forca” porterà con se ben 3 codici Radio. Ve ne era un Primo, il Codice Ufficialmente noto anche agli Inglesi, un Secondo codice che gli Inglesi avrebbe fatto finta di non conoscere ed attraverso il quale avrebbe operato una presunta radio clandestina da intercettare a piacimento da parte dell’Intelligence Service ed un Terzo codice, segretissimo, “la Teresina”, noto solo ad Alosi e Tabasso, ed a nessun altro neanche nella stessa Ghenga, destinato a fornire i risultati dell’attività d’Intelligence e ricevere disposizione in ordine al momento in cui scatenare una campagna di sabotaggi dietro le linee nemiche in caso di contrattacco italiano.
Ma non solo, la Rete spionistica dispiegata dalla “Ghenga Alosi”, in quelle settimane frenetiche aveva sottratto i piani operativi di allestimento della logistica di supporto alle truppe occupanti, e finanche le procedure che regolano i trasporti navali relativi dalla sede di Massua della Drake & Piper. Questi era il Contractor americano incaricato di allestire e curare tutta la logistica degli approvvigionamenti a sostegno anche della futura imminente invasione alleata nel Mediterraneo nei Paesi occupati dall’Asse.
Ovviamente, non poteva mancare anche tutta una reportistica, microfilmata, sulle strutture ed infrastrutture belliche, sistemi difensivi e di stoccaggio di armamenti nemici, il tutto occultato in 6 ovuli di alluminio che sarebbero stati impiantati dal Prof. Mancini, primario al Regina Elena di Massua, all’interno della vagina di 6 donne volontarie individuate tra le mogli degli italiani che avevano accettato di sostenere la Missione.
Dopo 43 giorni di circumnavigazione dell’Africa, Il viaggio a bordo della Nave Ospedale Duilio che lo trasportava in Italia insieme ad un Gruppo di connazionali, essenzialmente donne e malati che abbandonano la Colonia occupata, si concluse felicemente.
La Missione sembrava avviata a concludersi positivamente, o almeno così ebbe a credere Aristide, anche perchè una volta sbarcato a Brindisi il 12 Gennaio del 1943 venne subito accompagnato a Roma al cospetto di Maugeri, il neo Capo dell’Intelligence (S.I.S.), a cui consegnò tutto il materiale d’Intelligence trafugato ed i 3 codici Radio.
In realtà, nelle settimane a seguire, il disorientamento di Tabasso sarà forte, uno degli obiettivi della Missione - portare a Mussolini una sollecitazione di Churchill a valutare un Armistizio negoziato direttamente con gli Inglesi - risultava ormai superato dalla situazione sul campo e Maugeri, subentrato a Lais – come nuovo Capo del S.I.S. era chiamato a gestire la complicata transizione verso la fase post fascista che stava per concludersi e che si concretizzerà appunto il 25 luglio del 42’, con la destituzione del Duce.
Maugeri era chiamato a garantire l’assoluta riservatezza dell’intesa in itinere tra Badoglio con gli AngloAmericani, tanto anche a costo d’immolare il Gruppo Aloisi rimasto a Massaua in inutile attesa di eventi. Aristide non se ne faceva, ne se ne farà mai una ragione anche per la sua profonda e genuina convinzione che, comunque, Maugeri non stesse operando in assoluta trasparenza.
Aristide, più ancora, era seriamente preoccupato della sorte del Gruppo lasciato in Africa. Il fallimento della sua Missione, per la Ghenga Alosi rimasta in ostaggio degli Inglesi a Massaua, significava la certa Corte Marziale. Scriverà di suo pugno nel Memoriale che era a noi arrivato, che “solo un Marinaio sa interpretare il senso di lealtà che si deve ai compagni”, e che tale dovere avrebbe giustificato qualsiasi azione da parte sua.
Intanto, come disvelavano i fascicoli di un Dossier ritrovato negli Archivi di Stato a Roma anche l’OVRA, la Polizia Politica fascista, aveva attenzionato Aristide e questo era già avvenuto durante la traversata da Massaua verso il Porto di Brindisi, ed era proseguito anche durante quei primi mesi a Roma. In buona sostanza Aristide, una volta arrivato a Roma, doveva guardarsi sia dai Servizi dell’OVRA che dal Contro Spionaggio sguinzagliato da Maugeri, nuovo capo del SIS, preoccupato che un Tabasso, non rassegnato all’insabbiamento della sua Missione, potesse assumere iniziative dirette.
La concatenazione degli avvenimenti di quel periodo, che si dipana dal 13 gennaio all’arresto del 2 settembre del 43’, l’escalation della tensione con il S.I.S. di Maugeri, fornivano una prima risposta alla domanda che ci eravamo sempre posti quando se ne parlava in famiglia, a proposito delle ragioni per le quali Nonno Aristide si fosse repentinamente deciso a separarsi da Papà Franco, allora un adolescente di poco più di 13 anni con lui rientrato in Italia dall’Africa.
Aristide, che non si era mai staccato dal piccolo Franco nei 7 anni trascorsi in Africa, se pure attraverso le amorevoli attenzioni di un Collegio di Suore in Massaua, dopo il rientro in Italia, improvvisamente aveva deciso che Franco andava messo al sicuro. Aristide scrisse quella che per entrambi risulterà una delle pagine, tanto più dolorose quanto necessarie, della loro intera esistenza, erano gli ultimi giorni dell’Agosto del 43’, il Forca raggiunge un’amica di vecchia data Paola Scoccia, un insegnante romana che ha origini e parenti a Monte Leone Sabino nel reatino, gli affida Franco che li vi resterà nascosto fino all’Autunno del 1945.
Appena in tempo, il suo arresto avverrà a Roma la mattina del 2 settembre del 43’ all’indomani del suo rientro in città.
A riguardo, in un Documento/Curriculum si faceva esplicito riferimento, in relazione agli autori dell’arresto, ad una volontà diretta dei Nazisti anche se eseguita dalle Autorità Fasciste. Noi però sapevamo che dopo la caduta ed incarcerazione di Mussolini a fine Luglio si era insediato il Governo Badoglio e che, come confermava la ricostruzione fatta su “Onda 31 Roma non Risponde”, fosse stato il Contro Spionaggio per ordine di Maugeri a farlo arrestare, certo dopo l’8 settembre i Nazisti avevano preso direttamente il controllo di Regina Coeli e la situazione per Aristide non era cambiata affatto, anzi.
Il soggiorno a Regina Coeli, su cui indugiava a lungo il Libro di Papà Franco, non risulterà particolarmente duro in confronto all’odissea che seguirà nel suo peregrinaggio per le Carceri di mezz’Italia, da Forlì a Modena e Volta Mantovana, da Brescia a Verona. Nelle carceri capitoline stringerà sodalizi che risulteranno decisivi nella fase post guerra, in particolare l’amicizia con l’avvocato ed editore Ugo Amedeo Angiolillo, dal Colonnello dell’Aeronautica Cafarella all’Ing. Olivetti, dal giornalista Tommaso Smith del Messaggero al Direttore di Cinecittà Oliva.
Degli 11 mesi complessivi di detenzione, mai una passeggiata, gli ultimi 6 erano stati di carcere duro sotto le oppressioni delle SS a Verona, periodo impreziosito da due “finte esecuzioni” ed una “finta scarcerazione”. Quello che uscirà dalle Carceri di Verona nell’Agosto del 1944 è un Forca ridotto a 47 kg di peso.
..........la Seconda parte dell'Articolo sarà pubblicata nei prossimi giorni
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